L'università italiana, Vi prego, protestate insieme a noi.

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Taitanus
view post Posted on 19/10/2008, 10:07




Riporto qui una discussione sulle modifiche a cui dovranno sottostare le Università italiana (la NOSTRA università) secondo il governo. Queste non provengono dalla legge Gelmini (come è stato detto), ma dal DL Tremonti c
che verrà approvato come parte della finanziaria (quindi la cultura ora è la finanza). Le posto qui sia per informazione, sia per avviare un dibattito.

P.S.
Le due scuse classiche qui non valgono, ovvero che queste sono scuse di sinistra (queste sotto me le ha spedite via mail una mia amica di destra, e anche parecchio di destra) e che la politica non vi interessa (mi spiegate voi quali medici vi cureranno). Vale solo "Non vivrò in Italia dal prossimo anno"


1)Il finanziamento dell'abolizione dell'ICI sulla prima casa per le famiglie con redditi alti (per quelle con bassi redditi era già stata abolita dalla finanziaria 2008 del Governo Prodi), si basa tra gli altri sul decreto legge n. 93/2008 che ridurrà ogni anno (fino al 2013) di 467 milioni di euro il fondo statale di finanziamento ordinario delle università (taglio del 6% totale del fondo che però grava essenzialmente sulla parte comprimibile (13%): manutenzioni, utenze, etc);

2)la legge n. 133/08 comporta una riduzione del turn-over al 20% per le università (su 5 che vanno in pensione 1 solo verrà assunto) nel periodo 2009-2013 con la seguente riduzione di finanziamento (64 milioni di euro nel 2009, 190 milioni di euro nel 2010, 316 milioni di euro nel 2011, 417 milioni di euro nel 2012, 455 milioni di euro nel 2013). Per gli EPR si avrà una riduzione del 20% nel 2009 mentre dal 2010 al 2013 ogni unità di personale che esce potrà essere sostituita da una sola unità personale in entrata e non in base al valore economico "liberato" (un dirigente di ricerca libera un valore economico che corrisponde a più unità di personale al primo impiego).

Sommando i soli tagli all'università provenienti da ICI e turn-over si ha che nel quinquennio 2009-2013 ci sarà una riduzione di quasi 4 miliardi di euro (circa 8.000 miliardi delle vecchie lire!!).


3) Nella legge n. 133/08 viene inserita una norma che concede la possibilità alle università italiane di trasformarsi in fondazioni private. Sono del tutto evidenti i rischi per l'autonomia degli atenei e dei docenti oltre che per quei settori e ambiti di ricerca che non sono appetibili sul piano economico.

Di fatto il combinato disposto sul taglio indiscriminato delle risorse e la possibilità di trasformazione in fondazione privata rischia di modificare il sistema universitario nazionale in un sistema di formazione estremamente debole e con accessi differenziati in base al censo.
Inoltre, senza alcun riferimento alla valutazione, si selezioneranno le sedi universitarie non sulla base del loro valore didattico e scientifico ma in ragione della diversità del contesto socio economico in cui operano.


Citiamo una parte dell'articolo che lo storico Franco Cardini ha scritto per il Secolo d'Italia il 16 luglio 2008: "Il passaggio dall'Università alla Fondazione è in un certo senso epocale: sarà il passaggio da una concezione culturale e comunitaria a una patrimoniale e privatistica del sapere; da una mediocre e magari, perché no? scalcinata Università di tutti, a una (forse) buona e (certo) più costosa università per i ricchi. Privatizzandosi, alcune università potranno salvarsi: ma in questo modo andrà una volta per tutte a farsi benedire il diritto allo studio: o meglio lo studio come diritto."


4) la legge 133/2008 prevede, anche per gli enti di ricerca come per le altre amministrazioni dello Stato, una riduzione della pianta organica pari almeno al 10%: questo implica per quegli enti che hanno la pianta organica al completo un gravissimo problema di blocco, aggiuntivo a quello del turn-over.

5) infine, ma di gravità addirittura più rilevante in quanto aggredisce la parte più debole e al tempo stesso più pregiata per l'investimento sul futuro, c'è da considerare il combinato disposto tra l'articolo 49 della legge 133/2008 (che non permette l'utilizzo del medesimo lavoratore con più tipologie contrattuali per periodi di servizio superiori al triennio
nell'arco del quinquennio ultimo) e il 37 - bis inserito nel ddl 1441 in iter d'approvazione parlamentare (che blocca la procedura delle stabilizzazioni).
Il risultato è un blocco di massimo 3 anni per le forme contrattuali a tempo determinato (in enti dove la frequenza dei concorsi è scarsissima) e il licenziamento in tronco (dopo 3 mesi dall'entrata in vigore del ddl 1441) di chi aveva già ricevuto garanzie (dallo Stato!) di un percorso per andare a stabilizzare la propria attività professionale.


 
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